Camilla Martinucci
Sono della Valchiavenna e terminerò il master alla SUPSI nel 2020.

Cosa stai facendo ora?
Sto terminando la mia tesi sulla conservazione e valorizzazione di un dipinto staccato proveniente dall’abside del Monastero di San Giovanni a Müstair, sito UNESCO noto in tutto il mondo per il suo importantissimo ciclo di pitture carolinge. Qui è anche cominciata la mia prima esperienza lavorativa, insieme alla collega Francesca Reichlin, per collaborare come assistente ad un progetto di ricerca, condotto da SUPSI e dal Museo nazionale svizzero, per lo studio di una collezione di dipinti staccati e strappati provenienti sempre da Müstair.

Cosa ricordi con piacere degli anni di studio?
Ho apprezzato particolarmente l'ambiente di lavoro. Il lungo tempo passato in cantiere ha fatto della mia classe un gruppo molto affiatato che ha favorito anche un buon rapporto con i docenti. La presenza di insegnanti provenienti da differenti formazioni favorisce molti contatti, anche a livello internazionale, e quindi vi è la possibilità per noi studenti di vivere esperienze importanti. Io ho potuto prendere parte per sei settimane al restauro di un'opera di Diego Rivera a San Francisco, Pan America Unity che il prossimo autunno verrà esposto al MOMA di San Francisco.

Quali prospettive per il futuro?
Al momento non so ancora se cercare un lavoro all'estero oppure rimanere nella mia provincia. Spero di avere l'occasione di fare esperienza in diversi cantieri per poi, un giorno, avere il coraggio e le capacità di mettermi in proprio.

Cosa consiglieresti a ragazzi/e interessati a seguire questo percorso di studi?
Cogliere tutte le opportunità che l'università può offrire, perché ritengo che l'offerta di tirocinio in cantieri e all'interno di istituzioni importanti abbia un ruolo fondamentale nella formazione: lo studente ha l'opportunità non solo di creare una rete di contatti professionali, ma anche di poter lavorare su opere di immenso valore che permettono di capire quanto sia delicato il lavoro del restauratore.

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