SUPSI, Dipartimento ambiente costruzioni e design, Aula Magna, Campus Trevano, ore 09:00
La conferenza, introdotta dal Responsabile del Corso di laurea in Architettura SUPSI Dario Galimberti è aperta al pubblico ed è gradita numerosa presenza.
Per informazioni:
Marta Monti
Coordinatrice Corso di laurea in Architettura
marta.monti@supsi.ch
T 058 666 63 41
Peppo Brivio
Nel periodo del dopoguerra, tra gli anni ’50 e ’60, spicca nel Canton Ticino la figura di Peppo Brivio, nato a Lugano nel 1923 che, fresco degli studi intrapresi al Politecnico Federale di Zurigo (diploma 1947), rientra in Ticino per aprire il suo studio d’architettura a Locarno e iniziare la sua attività professionale associandosi con René Pedrazzini e collaborando con Franco Ponti nella progettazione e realizzazione di alcuni edifici a Bellinzona: le case “Isola Bella”(1949-50) e casa “Campagna”(1950-53).
Appassionato ricercatore di una grammatica architettonica , l’opera di Brivio è particolarmente intensa nei due decenni che corrono dal 1949 al 1969, anno in cui riceve la nomina di professore all’Università di Ginevra, carica che terrà fino al 1990. In questi anni Brivio dimostra la sua predilezione per le volumetrie articolate, ispirandosi molto a Frank Lloyd Wright, come testimoniamo i progetti realizzati delle case ad appartamenti “Albairone”(1955-56) e “Cate” (1957-58) entrambe a Massagno, dove la classica ripartizione architettonica basamento-corpo-coronamento assume una marcata configurazione plastica, conseguita alternando da un piano all’altro la disposizione dei volumi pieni e delle logge che scavano profonde ombre nei prospetti. In questi progetti, come anche nella stazione di partenza della funivia Locarno-Orselina-Cardada (1951-52) oggi demolita, introduce un’attenta espressione della struttura portante.
Negli anni ’60 Peppo Brivio indaga configurazioni strutturali e spaziali più complesse, manifestate nel progetto non realizzato per la casa Koerfer a Moscia presso Ascona dove si leggono richiami a Luis Kahn e all’architettura islamica e dell’estremo Oriente. In quegli anni collabora all’allestimento della sezione introduttiva della XIII Triennale di Milano insieme all’amico Vittorio Gregotti, architetto italiano che riconosce a Brivio il ruolo di “architetto intellettuale”.
Negli anni successivi al 1969 la sua produzione si dirada e la sua figura entra lentamente nell’ombra, malgrado architetti della generazione più giovane, tra cui Mario Campi, Luigi Snozzi e Livio Vacchini, gli riconoscano il ruolo di maestro.
Punto di riferimento per la modernità in Ticino, soleva alzarsi nel tardo pomeriggio e coricarsi all’alba, privilegiando la fascia notturna per dedicarsi allo studio e al disegno. Persona arguta e ironica, architetto sapiente e curioso, programmava i suoi numerosi viaggi intorno al mondo in maniera minuziosa, documentando le sue visite con fotografie e appunti.
Annalisa Viati
Annalisa Viati Navone è professore d’Histoire et Cultures architecturales all’Ecole Nationale Supérieure d’Architecture di Versailles, membro dell’Ecole doctorale in Scienze umane e sociali dell’Università di Paris-Saclay, Ricercatore presso l’Archivio del Moderno dell’Università della Svizzera italiana.
Laureata in Architettura presso l’Università di Napoli “Federico II”, ha conseguito il dottorato di ricerca in architettura presso l’Institut d’Architecture dell’Università di Ginevra con una tesi diretta da Bruno Reichlin nel 2012.
Ha trascorso un anno all’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi come post-doc con il progetto di ricerca “Formes émouvantes”. Nel 2015 ottiene l’Habilitation à Diriger des Recherches (Université de Versailles).
In qualità di ricercatore ha collaborato al coordinamento scientifico e alla direzione di progetti di ricerca internazionali incentrati su alcuni architetti italiani e svizzeri del XX secolo (Luigi Moretti, Giulio Minoletti, Marco Zanuso, André Bloc) e su temi trasversali come le forme di interazione fra l’architettura e le arti nel XX secolo.
Nell’anno accademico 2015-2016 è stata ricercatore borsista senior del Dipartimento dell’educazione della Repubblica e Canton Ticino con il progetto di ricerca “Peppo Brivio (1923): l’architetto-intellettuale alla ricerca d’una «grammatica»” che è stata l’occasione per ricostruire il percorso di formazione dell’architetto e i modelli selezionati in vista della messa punto di un suo proprio linguaggio.
Le sue pubblicazioni vertono prevalentemente su quattro assi di ricerca:
1. Gli archivi di architettura: inventariazione e valorizzazione
2. Strumenti critici per l’analisi dell’architettura del XX secolo
3. Forme di interazione fra discipline artistiche in architettura
4. Modi di fare storia e costruire il discorso critico sull’architettura
Ha collaborato al coordinamento scientifico dell’esposizione “Luigi Moretti architetto. Dal razionalismo all’informale”, MAXXI, Roma e “Luigi Moretti. Storia, arte e scienza”, Accademia Nazionale di San Luca, Roma.
È stata co-curatrice di “Luigi Moretti architetto dal razionalismo all’informale” con Bruno Reichlin, 2012 e di “Giulio Minoletti architetto, urbanista e designer 1910-1981” con Christian Sumi, 2014, entrambe allestite nella Galleria dell’Accademia di architettura, Mendrisio; della mostra “Structure Sculpture. Architecture et performance de 1960 à nos jours à Genève” al Commun-BAC, Ginevra (2017) e di “Arti e architettura. Il contributo di André Bloc 1950-1970” allo IUAV di Venezia (2018).
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