“Quante avventure con i mezzi pubblici!”: i giovani borsisti Reteca si raccontano
19 agosto 2016
Manno
La Fondazione Reteca è stata creata ufficialmente nel 2002 secondo il desiderio del signor Rainer Techow, ingegnere elettronico, con lo scopo di sostenere giovani ingegneri provenienti da paesi in via di sviluppo nell’effettuare ricerca applicata nel campo dell’ingegneria elettronica durante un soggiorno in Svizzera. Il fine di questo soggiorno è quello di permettere un transfer di competenze una volta rientrati nel proprio paese d’origine.

 I 4 ragazzi alla festa di Natale SUPSI. Da sinistra a destra: German, Paulo, Sebastian e Geovanny


Dal 2002 la Fondazione collabora con SUPSI che, in questi 14 anni, ha ospitato quasi 50 giovani ingegneri diplomati provenienti da paesi sudamericani che hanno avuto la possibilità di partecipare alla realizzazione di progetti di ricerca applicata presso SUPSI nonché di frequentare corsi postdiploma. Al termine della loro esperienza i giovani portano con sé nel proprio paese d’origine le conoscenze acquisite che verranno implementate in Università o presso imprese o aziende in loco.

Geovanny, Sebastian, Paulo e German sono i vincitori del bando di concorso dello scorso anno. I quattro ragazzi hanno raccontato la loro esperienza e cosa faranno ora che l'anno in SUPSI è terminato quasi per tutti. Ecco un estratto del loro racconto che trovate nella versione integrale nel seguente documento.

Raccontateci qualcosa di voi e della vostra candidatura alla borsa Reteca

Geovanny: Mi sono diplomato in ingegneria elettronica e telecomunicazione presso la Escuela Superior Politècnica del Litoral in Ecuador. Terminati gli studi, ho iniziato a lavorare per una compagnia privata e, nel frattempo, ho iniziato a documentarmi su diverse università che offrivano programmi Master. In quell’anno due miei amici hanno postulato e vinto una borsa Reteca, così oltre ad aver assistito alla presentazione della Fondazione presso la mia università, ho avuto informazioni di prima mano sull’esperienza in SUPSI dai miei compagni. La possibilità di potermi occupare di ricerca applicata e seguire un Master allo stesso tempo è stato il tassello finale che mi ha spinto a candidarmi e, con mia gioia, sono stato accettato.

Sebastian: Ho frequentato l’Universidad de Antioquia (UdeA) università pubblica con oltre 200 anni di storia, situata nella bellissima città di Medellin, in Colombia. Mi sono diplomato a 22 anni in ingegneria elettronica e ho subito proseguito con il Master. Anche nel mio caso conoscevo direttamente la realtà della Fondazione Reteca, perché negli anni passati diversi amici erano stati a Lugano e i riscontri erano tutti positivi. Inoltre poter operare nel campo dell'ingegneria elettronica e avere l'opportunità di lavorare con le ultime tecnologie in collaborazione con esperti, mi ha convinto definitivamente a concorrere per una borsa Reteca.

Paulo: Vengo dalla Bolivia, ho frequentato l’Universidad Mayor de San Andrés (UMSA) a La Paz, dove mi sono diplomato come ingegnere elettronico. Essendo interessato ad un’esperienza professionale al di fuori del mio paese, non ho esititato un attimo a postulare al bando di concorso Reteca. Il mio desiderio era quello di accrescere le mie conoscenze nell’ottica di poterle implementare una volta tornato in Bolivia.

German: Ho ottenuto un bachelor e un master in elettronica presso la Pontificia Universidad Javeriana in Colombia. Il desiderio di continuare la mia formazione come ricercatore in ambito internazionale mi ha spinto a postulare per questa borsa. Si tratta di un’esperienza importante nel mio progetto professionale, che è quello di poter svolgere in futuro un dottorato presso una realtà accademica straniera.

Siete tutti arrivati nell’anno accademco 2015/2016 con lo stesso programma: di che cosa vi siete occupati?

Geovanny: Durante questo anno ho potuto coniugare il desiderio di perfezionarmi nello studio con la partecipazione a progetti di ricerca applicata: da settembre dello scorso anno frequento infatti il Master of Science in Engeneering e contemporaneamente lavoro presso il Laboratorio telecom telemetria e alta frequenza (TTHF) del DTI, dove ricopro il ruolo di assistente ricercatore.

Sebastian: Avendo già un titolo Master, mi sono concentrato nel settore della ricerca applicata. Fino alla fine di agosto lavorerò come ricercatore nel Laboratorio di microelettronica (LMBS) con il Prof. Diego Barrettino. All’interno di questo gruppo sto progettando un dispositivo elettronico per applicazioni mediche e aerospaziali dotato di 8 computer in un modulo che lavorano in parallelo. Questo progetto è dunque simile ad una programmazione di un mini-supercomputer. In concomitanza ho potuto studiare italiano e inglese grazie al supporto del Centro competenze lingue SUPSI.

Paulo: Ho iniziato a collaborare come ricercatore assistentee poi, dopo aver saputo della possibilità di poter frequentare il Master MSE, ho colto al volo questa occasione di perfezionamento accademico.

German: Ho avuto la possibilità di poter lavorare presso il laboratorio sistemi meccatronici del DTI, dove ho seguito un progetto con Roberto Bucher, Giancarlo Dosio e Armando Rivero cui scopo era quello di sviluppare un dispositivo per misurare il movimento del corpo umano.

L'esperienza a Lugano è stata positiva per tutti e 4 e a brevissimo torneranno a casa. Concludiamo con qualche aneddoto divertente

Geovanny: Ah ne abbiamo vissute di situazioni divertenti! Forse quella che mi è rimasta particolarmente in mente è legata alla neve. Con i miei compagni abbiamo aspettato con trepidazione una nevicata a Lugano che è purtroppo arrivata… quando noi eravamo a Savognin per un weekend di snowboard con il servizio USI-SUPSI Sport! Andrò quindi probabilmente via da Lugano senza averla mai vista innevata!

Sebastian: È difficile scegliere una storia. Tuttavia, Geovanny, German, Paulo ed io abbiamo vissuto molte avventure fin dal primo giorno. Ad esempio, prima di arrivare in Ticino, non avendo avuto occasione di studiare l'italiano, ho seguito la prima lezione tenuta da German sull'aereo! Devo dire che anche con i mezzi pubblici abbiamo vissuto delle belle avventure: oltre ad esserci persi praticamente sotto casa, alcune volte a causa di ritardi dei treni abbiamo dovuto dormire alla stazione di Chiasso!

German: Vi sono state occasioni in cui la vicinanza linguistica tra italiano e spagnolo ha creato situazioni molto divertenti per l’uso di parole tradotte o pronunciate in maniera errata.

Paulo: Ho visitato molti luoghi (ma non così tanti come avrei voluto!) a piedi e in bicicletta e partecipato a svariati festival. In diverse occasioni abbiamo perso le coincidenze dei treni e così abbiamo ottimizzato i tempi visitando i luoghi vicini alle stazioni ferroviarie!

st.wwwsupsi@supsi.ch