Come nel resto del mondo, anche in Svizzera negli ultimi anni si è accelerata la corsa verso il 5G, tecnologia ritenuta essenziale per la trasmissione rapida ed efficace di dati. Per ottimizzarne lo sfruttamento, tuttavia, è necessario potenziare la rete con antenne adattative di ultima generazione.
«L’antenna adattativa sarà in grado, in modo intelligente, di andare a “fiutare” i bacini di utenza e ottimizzare la trasmissione convogliandola proprio laddove ce ne sia bisogno, dove ci sia soprattutto una richiesta di trasmissione di dati» ha spiegato il Prof. Andrea Salvadè, Direttore dell’Istituto sistemi e elettronica applicata (ISEA) della SUPSI.
Uno dei temi più sensibili legati all’impiego di queste nuove antenne rimane quello delle emissioni di radiazioni. A fronte della mancanza di strumenti di misurazione unitari a disposizione di comuni e cantoni, il 23 febbraio 2021 l’Ufficio Federale dell’Ambiente (UFAM) ha pubblicato il documento “Aiuto all’esecuzione integrato” contenente una precisazione sulle norme in materia. Il documento permette di calcolare la potenza delle emissioni affinché non superino le soglie determinate dalle normative.
«Questo modello di calcolo era previsto soltanto per antenne fisse, che sono state utilizzate fino ad oggi. Con questo adattamento del foglio di calcolo, sarà possibile farlo anche per antenne adattive - ha commentato il Prof. Salvadè - Le antenne o il modo di fare telefonia mobile mediante onde millimetriche non sono invece contemplati da questo documento».
Nel prossimo futuro, infatti, si continuerà ad utilizzare le medesime frequenze conosciute finora, quindi bande fino 3,8 GHz, ribadendo un limite di emissioni dieci volte minore rispetto alle onde ad alta frequenza di cui ancora non si conosce l’effetto sulla salute.
TG 23.02.2021: servizio completo
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