Il Metaverso: tra vecchie sfide e nuovi dilemmi etici
29 dicembre 2021
Andrea Emilio Rizzoli, Direttore dell’Istituto Dalle Molle di studi sull’intelligenza artificiale USI-SUPSI, e Alessandro Facchini, docente-ricercatore senior, sono stati intervistati dal Corriere del Ticino sul tema del Metaverso e delle sfide etiche ad esso correlate.

Appena nata ma già al centro di accesi dibattiti, la tecnologia del Metaverso si propone come l’evoluzione di internet verso un nuovo paradigma in cui diventa labile il confine tra vita reale e virtuale.

«Il metaverso è uno strumento» afferma il professor Andrea Rizzoli, Direttore dell’Istituto Dalle Molle di studi sull’intelligenza artificiale USI-SUPSI. «Uno strumento paragonabile al telefono, a Internet o ai social. Ciò che succede al suo interno, insomma, non è così diverso da ciò che può succedere quando delle persone discutono in un bar o su Facebook».

In particolare, si tratta di mondo immersivo tridimensionale in cui socializzare e stringere relazioni interpersonali, ma anche di un nuovo possibile terreno fertile per criticità a tutti ben note, come la rapida e pressoché illimitata diffusione di disinformazione, odio e contenuti malevoli.

«Il fatto che il metaverso offra un’interazione virtuale immersiva, guardandolo da un’ottica positiva, dovrebbe spingerci verso una relazione più umana. E questo perché non siamo più di fronte a uno schermo con delle lettere che scorrono, ma a rappresentazioni virtuali di altre persone. Il che potrebbe far scattare un meccanismo di automoderazione» continua il Professore.

Sono comunque numerosi gli aspetti che mantengono acceso il dibattito sul Metaverso. Dall’intelligenza artificiale impiegata per regolare i contenuti, al grado di identità o anonimato degli avatar, fino all’utilizzo di caschi e occhiali che garantiscono un’esperienza immersiva unica ma, al contempo, espongono gli utilizzatori al rischio di un trattamento improprio dei loro dati biometrici.

«Ma c’è di più. La tecnologia sta arrivando ai dati cerebrali, e quindi alla cosa più vicina agli “stati mentali” di una persona» spiega Alessandro Facchini, Docente-ricercatore senior all’Istituto Dalle Molle. «Parliamo di un futuro non troppo lontano, perché Big Tech sta sviluppando l’interfaccia cervello-computer. E parliamo di dati al momento non ancora ben regolamentati. In questo senso, la sfida sarà quindi di preservare non solo la libertà di parola ma forse anche quella di pensiero».

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