Intervista a Stefano Modenini, Presidente della Commissione consultiva DTI
02 novembre 2020
Stefano Modenini, Presidente della Commissione consultiva del Dipartimento tecnologie innovative della SUPSI, si è raccontato in un'intervista in cui ha parlato del proprio percorso accademico e professionale ma anche degli orizzonti di sviluppo previsti per il Dipartimento
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Ci può descrivere brevemente qual è stato il suo percorso accademico e professionale? Quale ruolo ricopre attualmente?

Ho svolto i miei studi in economia aziendale all’università di Zurigo negli anni ottanta e dopo una prima esperienza professionale in quella città sono tornato in Ticino perché mi è stata offerta la possibilità di intraprendere un percorso professionale nel giornalismo economico e politico, che è sempre stata un po’ la mia passione. Durante la mia carriera professionale ho alternato esperienze nel giornalismo a esperienze nelle organizzazioni economiche nazionali, prima di tutto la Società per il promovimento dell’economia svizzera, che nell’anno 2000 a seguito della fusione con il Vorort è diventata economiesuisse e poi presso quest’ultima organizzazione, di cui sono stato responsabile per la sede di lingua italiana per alcuni anni.
Dall’aprile del 2009 sono direttore dell’Associazione industrie ticinesi.
In oltre trent’anni di attività credo di essere riuscito a conoscere abbastanza bene l’economia svizzera e ticinese, in particolare proprio il settore industriale nei suoi numerosi rami di attività.

Qual è il ruolo della Commissione consultiva del Dipartimento tecnologie innovative della SUPSI? Quali sono i sono i contributi principali della commissione?

Interagiamo prima di tutto con il DTI e la sua direzione allo scopo di discutere e valutare i corsi di formazione Bachelor e Master impartiti dal dipartimento, nonché l’evoluzione delle iscrizioni. Evidentemente bisogna tenere conto della realtà e dei cambiamenti tecnologici e in questo senso la SUPSI è molto ricettiva nel reperirli, tanto è vero che da quest’anno, per fare un esempio, è stato aperto il corso Bachelor in Data Science and Artificial Intelligence.
Un’altra funzione importante è quella dei progetti di ricerca applicata con le aziende che il DTI svolge regolarmente e con buon successo. Si tratta di una collaborazione diretta e veramente importante fra la scuole e il mondo delle imprese, da cui nascono non solo conoscenze e collaborazioni ma anche stimoli e proposte innovative che vanno al di là dei progetti stessi. Non nascondo che per il mondo economico cantonale il DTI è un dipartimento veramente strategico della SUPSI. In questo senso la commissione consultiva è al corrente delle linee di ricerca del dipartimento e può senz’altro intervenire con delle proposte.
Quest’anno la commissione consultiva del Dipartimento è stata rinnovata e sono entrate a farne parte anche diverse donne professioniste e molto competenti in ambiti differenti. La presenza di profili professionali diversi è certamente uno stimolo importante per continuare a supportare al meglio il DTI.

Quali sono, a suo avviso, le principali prospettive di sviluppo del Dipartimento tecnologie innovative della SUPSI nei prossimi 4 anni?

Come detto, il DTI è un dipartimento estremamente ricettivo ai mutamenti tecnologici e alle esigenze delle imprese, sia nell’ambito della formazione Bachelor e Master sia nella formazione continua. Si tende a evocare sin troppo pubblicamente il tema della digitalizzazione, ma evidentemente questo argomento, come quello dell’impiego dell’intelligenza artificiale, i nuovi processi produttivi, l’utilizzo di materiali compositi e di nuova generazione, la gestione dei dati che i processi di digitalizzazione creano, il tema della sicurezza informatica e tanto altro ancora, saranno i cavalli di battaglia dei prossimi anni. Il DTI dovrà pertanto tenere conto di queste novità, migliorando laddove necessario la formazione e proponendo nuovi percorsi formativi se il cosiddetto mercato ne manifesterà l’esigenza.


La penuria di ingegneri è destinata a permanere anche nei prossimi anni. Bisogna sicuramente moltiplicare gli sforzi per far sì che un numero maggiore di studenti approdi al DTI e ottenga il diploma.
Il DTI svolge inoltre la gran parte della ricerca della SUPSI. Credo che nei prossimi anni questo ruolo fondamentale debba essere ulteriormente sostenuto e valorizzato.
Lo dico perché andiamo incontro a un periodo finanziariamente difficile, anche per l’ente pubblico, ma nonostante questo a mio parere non è immaginabile fare venire meno le necessarie risorse finanziarie. Altrimenti una parte dello sviluppo economico di questo Cantone potrebbe essere compromessa. Il mio pertanto è anche un messaggio alla politica.

Quali sono le opportunità legate ad una formazione in ambito tecnico?

Le professioni con un contenuto tecnico più o meno elevato sono molteplici. Per me è importante che il cantone Ticino continui a mantenere e preservare le attività produttive perché esse sono intimamente legate ai mutamenti tecnologici e alla ricerca scientifica. Produrre in Svizzera ha un senso laddove si ottengono delle marginalità tali che permettono di fare fronte all’alto costo del lavoro. Ciò spinge inevitabilmente le aziende, anche le PMI, verso un approccio sempre più aperto nei confronti delle tecnologie, che sono un fattore indispensabile per essere e restare competivivi. Non dimentichiamo infatti che molti paesi concorrenti hanno fatto passi da gigante negli ultimi dieci anni da questo punto di vista.
Tuttavia, non facciamo l’errore di credere che tutto si possa risolvere con una solida formazione tecnica. Oggi e sempre più a chi fa parte del mondo del lavoro sono richieste solide competenze relazionali, la capacità di lavorare in team, il lavoro su progetto, la capacità di leggere i dati, interpretarli e utilizzarli al meglio per l’azienda. Le nostre antenne non possono limitarsi solo al raggio d’azione degli studi intrapresi ma devono abbracciare anche i principali cambiamenti della società.

Quali sono le principali sfide che il sistema industriale ticinese dovrà affrontare nei prossimi anni? Come potrà il DTI supportare il sistema industriale ticinese?

Credo che in parte ho già risposto in precedenza. Il vantaggio delle nuove tecnologie in futuro può essere la loro “democratizzazione”. Sono possibili economie di scala anche su numeri relativamente contenuti di produzione. Ciò avvantaggia anche le piccole e medie aziende e permette loro di fare ancora meglio quello che sanno fare: il prodotto e il servizio su misura per il cliente, che tende a rifuggere dalla standardizzazione.
Dobbiamo certamente aiutare le imprese a trovare la loro strada nel mondo della digitalizzazione. Dobbiamo pure aiutare le aziende a conoscere e valutare i trend del cambiamento e saperli tradurre nell’attività quotidiana. Un terreno sul quale si può certamente fare meglio è quello di una maggiore messa in rete delle aziende, non solo in Ticino e in Svizzera ma anche nei confronti del nord Italia, che ha uno dei tessuti industriali più importanti a livello europeo e mondiale. Il DTI, come detto, supporta già con profitto il tessuto industriale ticinese e qualora si rendesse necessario deve poterlo fare ancora di più, attraverso quelle scelte decisionali e politiche a cui ho fatto riferimento in precedenza.

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