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Occorre tornare indietro di 15 anni per risalire all’ultima (e fin lì prima) volta in cui lo Swiss Geoscience Meeting si è tenuto in Cantone Ticino. Nel 2008 il principale convegno nazionale dedicato al vasto mondo delle geoscienze venne organizzato a Lugano dall’Istituto scienze della Terra della SUPSI in collaborazione con la Piattaforma Geoscienze dell’Accademia di Scienze Naturali (SCNAT). Gli stessi protagonisti sono stati artefici della ventunesima edizione dello Swiss Geoscience Meeting che si è svolto fra venerdì 17 e domenica 19 novembre. Al Campus SUPSI di Mendrisio, sede del Dipartimento ambiente costruzioni e design, sono stati accolti più di 700 ricercatrici e ricercatori provenienti dagli atenei svizzeri, dall’estero e dal settore privato, facendo segnare un nuovo record di partecipazione e di abstract inviati.
(Foto Claudia Cossu)
Numeri importanti che attestano grande dinamismo e fermento in discipline scientifiche sempre più sollecitate e rilevanti per rispondere ai cambiamenti che si osservano sul territorio. L’alternarsi di annate contraddistinte da eventi e condizioni atmosferiche estreme interpella gli esperti dei numerosi campi di ricerca ascrivibili alle geoscienze.
Dalle montagne – la frana di Brienz l’ha dimostrato – ai corsi d’acqua e alle acque sotterranee, dalla pianificazione del territorio alla gestione dei pericoli naturali, le ricercatrici e i ricercatori di tutto il paese collaborano per fornire nuove prospettive nell’ottica di una mitigazione e una convivenza con gli effetti del cambiamento climatico. In quest’ottica, lo Swiss Geoscience Meeting rappresenta un’occasione privilegiata per consolidare la rete di saperi ed expertise esistenti e dare vita a nuove collaborazioni.
(Foto Claudia Cossu)
L’opportunità di scambio rappresentata dallo SGM2023 è stata sottolineata anche dal Direttore generale della SUPSI Franco Gervasoni che ha aperto, dopo il saluto del sindaco di Mendrisio Samuele Cavadini, la sessione plenaria della ventunesima edizione del convegno, presieduta dai due co-presidenti di questa edizione: Camilla Capelli e Filippo Schenker, ricercatori dell’Istituto scienze della Terra della SUPSI (IST). Nel suo discorso Gervasoni ha voluto mettere in risalto alcune delle numerose attività che vengono svolte dall’IST in favore del territorio: il monitoraggio della salute dei laghi (cianobatteri, microplastiche e specie alloctone invasive), le misurazioni del permafrost e svariati progetti transfrontalieri o in collaborazione con altri atenei svizzeri, come la stampante 3D a geopolimeri presentata la scorsa primavera e sviluppata insieme al Politecnico federale di Zurigo per reintrodurre il materiale edile di scarto nel ciclo della costruzione.
Questa prima parte si è conclusa con una breve cerimonia introdotta dal direttore del Dipartimento ambiente costruzioni e design Jean-Pierre Candeloro in cui il Laboratorio di cartografia del Campus SUPSI di Mendrisio è stato dedicato a Daniel Bernoulli, professore emerito di Geologia al Politecnico federale di Zurigo e alle Università di Zurigo e Basilea, con il quale la Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana ha collaborato nell’ambito delle attività di cartografia geologica proprio sul territorio del Mendrisiotto.
(Foto Lorenzo Di Lernia)
La sessione plenaria è stata seguita da più 300 persone e ha affrontato il tema New horizons in regional geosciences. Il contributo fornito da quattro presentazioni di altrettanti progetti scientifici svolti localmente è servito da spunto per discutere dei modi in cui le scienze della Terra possono migliorare la qualità della vita e promuovere uno sviluppo sostenibile della società su scala regionale.
La plenaria si è offerta come prima occasione di scambio fra esperti, preludio della giornata di sabato, momento culmine dello Swiss Geoscience Meeting. Per tutto il giorno si sono tenuti 26 simposi scientifici tematici che hanno abbracciato i principali ambiti di studio delle scienze della Terra, declinati in oltre 500 brevi presentazioni che hanno gremito le aule del Campus SUPSI di Mendrisio. La folta partecipazione, con un picco di più di 700 ricercatrici e ricercatori, ha restituito una fotografia nitida sullo stato dell’arte delle geoscienze e sull’entusiasmo che anima la ricerca in queste discipline. Non da ultimo, le discussioni inframezzate da momenti più informali, come le sessioni di presentazione dei poster, hanno permesso di consolidare e creare nuovi legami fra esperti in un contesto che ha stimolato la condivisione di conoscenze.
L’edizione ticinese del convegno si è conclusa domenica 19 novembre con la visita guidata al Museo dei fossili di Meride e un’escursione sul Monte San Giorgio, montagna Patrimonio mondiale dell’UNESCO.