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Nell’articolo scritto per la rubrica periodica, Lucio Negrini discute le basi teoriche dell’applicazione della robotica nelle classi come strumento di insegnamento e apprendimento, ripercorrendo gli albori delle prime sperimentazione di Seymour Papert negli anni Sessanta fino agli esempi più contemporanei diffusi anche nelle scuole del nostro cantone. A fronte della crescente diffusione dei robot in molti ambiti della vita, anche il loro utilizzo come sussidio pedagogico presenta svariati benefici. In una combinazione di progettazione e interazione con la realtà i robot diventano degli “oggetti con cui ragionare”.
L’utilizzo dei robot non interessa solo le materie scientifiche ma si presta anche ad altre applicazioni trasversali, e appare particolarmente efficace anche nel supporto ad allievi e allieve con bisogni educativi speciali. Per introdurre i docenti e le docenti alle possibilità della robotica educativa il Dipartimento formazione e apprendimento / Alta scuola pedagogica realizza vari progetti.
“La robotica educativa poggia sul concetto di apprendimento come una costruzione attiva del sapere attraverso l’interazione con il mondo fisico e la manipolazione degli oggetti. Il lavoro con piccoli robot consente, attraverso una didattica per progetti, di lavorare contemporaneamente su una dimensione astratta (progettazione e/o programmazione) e su una dimensione concreta/manipolatoria, rinforzando entrambe le dimensioni. Per risolvere un problema gli allievi devono utilizzare il loro sapere per ipotizzare una soluzione e di seguito sperimentare tale soluzione costruendo e programmando il robot. Provando la soluzione con il robot si rendono conto se ciò che hanno ipotizzato funziona e in caso possono modificarla e correggere gli errori.”.