Formazione di base
- 4 minuti
Dal 2010 la World Federation of Occupational Therapists (WFOT) il 27 ottobre promuove in tutto il mondo la Giornata mondiale dell’ergoterapia. Una professione sanitaria non fra le più note o mediatizzate, ma il cui ruolo e importanza continuano a crescere. Questa ricorrenza diventa quindi un’occasione per far conoscere l’ergoterapia, le sfide cui è confrontata e gli sviluppi che si stanno delineando. In un panorama che evolve rapidamente, una certezza è l’importanza della formazione.Ne parliamo con Stefania Moioli, co-responsabile del Corso di Laurea in Ergoterapia.
Che importanza ha la Giornata mondiale dell’ergoterapia per questi professionisti della sanità e per chi è chiamato a formare i futuri ergoterapisti?
È una giornata importante per promuovere una professione ancora poco conosciuta. Il motto scelto dalla WFOT per quest’anno è “l’unione attraverso la comunità”. È un motto che esprime anzitutto la finalità della nostra professione e ciò che riteniamo un valore per i pazienti: sentirsi parte della propria comunità di riferimento. In questo senso l’intervento ergoterapico è un percorso che ha lo scopo di sostenere il paziente nella partecipazione attiva alla vita sociale nonostante la malattia, la disabilità o le difficoltà.
“Unione attraverso la comunità” per noi terapisti significa anche sentirci parte di un gruppo professionale, sostenerci a vicenda e imparare gli uni dagli altri. Per noi è importante celebrare questa giornata anche in un contesto formativo, come la nostra formazione Bachelor, affinché i futuri professionisti possano attingere a questa comunità di riferimento per sviluppare la propria identità professionale. Come ergoterapisti siamo chiamati ad un percorso di formazione continua lungo tutta la carriera. Le associazioni nazionali e la federazione mondiale, fra gli altri, ci permettono di coltivare questa possibilità di sviluppo e perfezionamento delle nostre competenze.
Questa necessità di non smettere mai d’imparare lascia intendere come la professione e la formazione stiano conoscendo una rapida evoluzione.
Sicuramente è in corso un’evoluzione dell’identità professionale e della conoscenza del ruolo dell’ergoterapia. Questa evoluzione è il risultato di una promozione che abbiamo fatto negli anni su quale può essere il nostro intervento, in quale contesti e con quali finalità.
Al contempo, questo sviluppo è sintomo dei bisogni della società che aumentano: l’invecchiamento della popolazione, la polimorbidità, le diagnosi precoci, l’aumento dei disturbi psichiatrici, per citare i principali, portano ad un aumento delle richieste di intervento ergoterapico.
Di pari passo osserviamo un cambiamento istituzionale e politico, con la Pianificazione integrata LAnz-LACD 2021-2030: sempre più persone desiderano rimanere nella propria comunità e al proprio domicilio nonostante una situazione di malattia, d’infortunio o disabilità. Questo riorienta tutti gli interventi dei professionisti dell’ambito sociosanitario: se prima le terapie si svolgevano prevalentemente negli ospedali o nelle cliniche di riabilitazione, ora ci rivolgiamo sempre più verso altri contesti come la scuola o il luogo di lavoro. L'obiettivo è il recupero oppure lo sviluppo di abilità per svolgere delle attività. Quando questo non è possibile cerchiamo di compensare con degli ausili, affinché la persona possa acquisire un’autonomia, o modificando l’ambiente.
È chiaro però che il contesto ospedaliero è diverso da un contesto d’intervento ambulatoriale o domiciliare. Questo cambia radicalmente il tipo di competenze che gli studenti devono sviluppare: oggigiorno, i neolaureati devono saper lavorare sia in un contesto ospedaliero che in uno comunitario, mobilitando competenze più complesse come l’organizzazione e la gestione del tempo, la flessibilità, l’autonomia e la capacità di coordinarsi in una rete composta da altre figure professionali che si occupano della presa a carico del paziente.
Quali sono le altre sfide per l’ergoterapia?
L’intervento ergoterapico è sempre più riconosciuto nei suoi settori più tradizionali. In Ticino sono l’anzianità, la riabilitazione neurologica e quella ortopedica, specialmente per l’arto superiore e l’intervento in ambito pediatrico. Riceviamo sempre più richieste a fronte di una penuria di personale. Ci sono nuovi ambiti che si stanno sviluppando: le cure palliative, la reintegrazione professionale, l’intervento ambulatoriale con persone con disturbi psichici. Ma anche in questi contesti non ci sono ancora sufficienti ergoterapisti per poter promuovere la professione. Per rispondere a queste sfide la Giornata mondiale dell’ergoterapia è sicuramente un’occasione per farci conoscere. Il resto dell’anno organizziamo degli eventi rivolti agli allievi delle scuole medie, in cui i più giovani possono provare ad essere ergoterapisti per un giorno. Tentiamo di scardinare anche l’idea che la professione sia prettamente femminile con un apposito evento destinato ai ragazzi. Sullo sfondo c’è infine la promozione delle professioni sanitarie da parte delle istituzioni e una politica cantonale di sostegno alla formazione sanitaria, con la nuova LPSan del 2019.
Che futuro ti immagini e cosa ti auguri per la professione?
Come detto, siamo in un contesto in cui c’è una penuria di personale sanitario a fronte di richieste sempre in aumento. Le scuole, la politica e anche le associazioni professionali devono trovare valide strategie per affrontare queste sfide. Vedo un futuro in cui l’ergoterapista, anche grazie all’accademizzazione della professione, saprà intervenire in modo più autonomo e profilarsi come professionista esperto. Auguro all’ergoterapia di poter esprimere tutte le proprie potenzialità e far conoscere i ruoli e le attività che l’ergoterapista può svolgere. Ai nostri studenti, invece, auguro di ritrovarsi nella curiosità insita nella professione e di sviluppare il proprio ruolo in modo sempre nuovo, innovativo.