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Nelle regioni montuose e collinari, le frane rappresentano un concreto rischio di destabilizzazione del terreno che può minacciare la vita di persone e animali, oltre a causare danni alle infrastrutture.
Nella maggior parte dei casi questi eventi sono difficilmente prevedibili con i metodi tradizionali in quanto caratterizzati da rapidi movimenti di roccia o depositi sciolti lungo i versanti.
Allo stato dell’arte, infatti, la valutazione della suscettibilità di un terreno a franare si basa principalmente su indici legati alle precipitazioni: ciò permette di ottenere solo informazioni macroscopiche, inerenti ad aree geografiche molto ampie e senza considerare il grado di saturazione già raggiunto dal suolo.
Per far fronte a questi limiti, il progetto RASPLAN ha portato allo sviluppo di una sonda compatta a radiofrequenza che, inserita in un foro di perforazione, permette di registrare in modo continuativo i dati relativi all’umidità del terreno a vari livelli di profondità.
Grazie a specifici algoritmi sviluppati, basati su modelli geologici del suolo supportati da techniche di intelligenza artificiale, il sistema consente quindi di determinare in tempo reale un indice di rischio di frane.
Il progetto, finanziato dall’Agenzia svizzera per la promozione dell’Innovazione (Innosuisse), ha visto la partecipazione di un consorzio composto da Istituti di ricerca, partner istituzionali e industriali: l’Istituto sistemi e elettronica applicata (ISEA) e l’Istituto scienze della terra (IST) della SUPSI, il Laboratory for Web Science (LWS) della FFHS, l’Ufficio foreste e pericoli naturali del Canton Grigioni e le aziende GeoAlps Engineering SA e Solexperts AG.
«È stato un progetto molto interessante ed interdisciplinare: la proficua collaborazione di ingegneri elettronici, informatici e geologi ha permesso a tutti di estendere i propri orizzonti e acquisire nuove conoscenze affrontando con successo le diverse sfide» ha affermato il Prof. Ricardo Monleone, Referente scientifico ISEA. «In particolare, il sito di test del progetto si trova in una località remota della Val Müstair (GR), praticamente irraggiungibile durante diversi mesi dell'anno per eventuali interventi tecnici. Si trattava quindi di una missione senza margini per errori».
Nonostante il progetto sia ormai concluso, il sistema rimarrà operativo in Valpaschun per diversi mesi continuando ad inviare dati utili per l'affinamento dei modelli sviluppati e l'allenamento delle reti neurali impiegate.
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