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Nell'immagine, da sinistra a destra: Alberto Felici, Cecilie Hollberg e Giacinta Jean
L’oggetto delle sofisticate indagini diagnostiche sono i modelli in gesso di Lorenzo Bartolini, conservati nella Gipsoteca della Galleria dell’Accademia di Firenze. Lo scopo è quello di conoscere più dettagliatamente la tecnica dello scultore nel passaggio dal modello in gesso alla traduzione finale nel marmo, caratterizzare i materiali utilizzati nelle diverse fasi di lavorazione e capire meglio quale fosse il suo processo creativo. Le informazioni raccolte saranno molto utili per verificare anche lo stato di conservazione delle opere, identificando eventuali criticità strutturali che non potrebbero essere rilevate tramite la sola osservazione diretta.
“Dopo un intenso lavoro conservativo – racconta Cecilie Hollberg, direttore della Galleria dell’Accademia di Firenze durante la conferenza stampa tenutasi a fine marzo a Firenze – con il riallestimento della Gipsoteca e la digitalizzazione di tutte le opere, e dopo la messa online dell’archivio completo di Lorenzo Bartolini, ora fruibile a tutti, sono contenta di poter presentare questo nuovo progetto pilota, altamente innovativo, in collaborazione con esperti e istituzioni internazionali, come la SUPSI e la Sabap-Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato. Un metodo di ricerca mai utilizzato sulle opere in gesso dell’artista che fino ad oggi non erano mai state investigate così attentamente dal punto di vista tecnico e scientifico. Insomma, ancora un progetto all’avanguardia per sapere di più sulle procedure tecniche per approfondire le conoscenze sulle collezioni della Galleria dell’Accademia di Firenze e condividerne i risultati per studi futuri”.
“Questo metodo di indagine – prosegue Alberto Felici, docente ricercatore della SUPSI, funzionario della Sabap e curatore del progetto di ricerca – è stato applicato sui gessi della Gipsoteca Museo Vincenzo Vela di Ligornetto con un progetto finanziato dal Fondo nazionale svizzero. Sarebbe auspicabile applicarlo anche in altre Gipsoteche o collezioni museali di altri paesi, creando così una rete di scambi e confronti, utile sia per una maggiore comprensione della realizzazione delle opere stesse sia per la formulazione di un piano di monitoraggio dello stato di conservazione”.
“La collaborazione con la Galleria dell'Accademia e la Soprintendenza – afferma Giacinta Jean, responsabile del corso di laurea in Conservazione e restauro della SUPSI – è stata importantissima. Le analisi svolte sulle opere di Ligornetto ci hanno fatto comprendere meglio i modelli in gesso di Vincenzo Vela; con questo progetto li potremo confrontare con il modo di lavorare di Lorenzo Bartolini, un artista quasi suo contemporaneo. Le ricerche che al Dipartimento ambiente costruzioni e design della SUPSI vengono svolte nell’ambito dei beni culturali sono focalizzate sullo studio interdisciplinare delle tecniche artistiche, con osservazioni dirette delle opere da parte di chi è abituato a leggere la materia, integrate a ricerche d’archivio e con un supporto scientifico fornito da professioniste e professionisti con una lunga esperienza in questo ambito”.
Il progetto è stato realizzato da un team internazionale di lavoro multidisciplinare formato da esperti scientifici, restauratori, storici dell’arte e tecnici: Cecilie Hollberg, Eleonora Pucci, Graziella Cirri e Elvira Altiero per la Galleria dell’Accademia; Giovanni Nicoli, Elisabeth Manship e Pierre Jaccard per la SUPSI; Alberto Felici per la Sabap-Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato. Ottaviano Caruso ha eseguito la documentazione con luce UV, Thierry Radelet le radiografie e XRF, mentre Mattia Mercante le scansioni 3D.