Pari opportunità - Parità linguistica
La SUPSI promuove una comunicazione attenta alle differenze e sostiene l’utilizzo di un linguaggio rispettoso e non discriminatorio di tutte persone indipendentemente dall’identità di genere, dall’età, l’origine, la disabilità, l’appartenenza religiosa, ecc.
Il linguaggio è preponderante nella costruzione delle rappresentazioni della persona e oggi è più che mai importante che rifletta in maniera oggettiva la realtà, in modo che le persone possano sentirsi equamente rappresentate.
Esso non è immutabile: evolve con il tempo, riflette i nostri valori e l'organizzazione della società. Inoltre, veicola dei messaggi ed è quindi opportuno utilizzarlo consapevolmente e in modo corretto.
Utilizzare un linguaggio attento alle differenze, significa dare un chiaro segnale che tutte le professioni e tutte le funzioni possono essere esercitate e ricoperte indipendentemente dall’appartenenza di genere e ogni qualvolta ci si riferisce alle persone con disabilità, riservata la specifica terminologia di settore (medico, assicurativo, eccetera), è opportuno anteporre il soggetto alla disabilità stessa, cercando di evitare l’uso generalizzato di concetti ormai abusati, e comunque delicati, come “diversamente abile” o “portatore di handicap”.
La SUPSI, consapevole della dinamicità della lingua, segue attentamente il progresso linguistico nell’ottica di soluzioni grammaticalmente inclusive, efficaci e rappresentative di tutte le persone.
Esso non è immutabile: evolve con il tempo, riflette i nostri valori e l'organizzazione della società. Inoltre, veicola dei messaggi ed è quindi opportuno utilizzarlo consapevolmente e in modo corretto.
Utilizzare un linguaggio attento alle differenze, significa dare un chiaro segnale che tutte le professioni e tutte le funzioni possono essere esercitate e ricoperte indipendentemente dall’appartenenza di genere e ogni qualvolta ci si riferisce alle persone con disabilità, riservata la specifica terminologia di settore (medico, assicurativo, eccetera), è opportuno anteporre il soggetto alla disabilità stessa, cercando di evitare l’uso generalizzato di concetti ormai abusati, e comunque delicati, come “diversamente abile” o “portatore di handicap”.
La SUPSI, consapevole della dinamicità della lingua, segue attentamente il progresso linguistico nell’ottica di soluzioni grammaticalmente inclusive, efficaci e rappresentative di tutte le persone.