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L’immagine è emersa dalla più completa oscurità, quando la luce rossa ha attivato un’emissione di radiazione infrarossa catturata da uno speciale sensore, che ha restituito sullo schermo del computer quella che può a tutti gli effetti sembrare la radiografia di un pesce. La scoperta è avvenuta nelle pitture murali dell’XI secolo della chiesa dei Santi Gervasio e Protasio di Cadempino. I puntini luminescenti apparsi sul monitor del gruppo di ricerca composto da Francesca Piqué, Patrizia Moretti e Stefania Luppichini indicano la presenza del Blu Egiziano. Si tratta di un antico pigmento, il primo artificiale creato dall’uomo e molto utilizzato dagli Egizi, dai Greci e dai Romani.
La scoperta fatta dalla responsabile del Settore Conservazione e Restauro dell’Istituto materiali e costruzioni della SUPSI e dalle sue colleghe, rappresenta la prima evidenza dell’utilizzo del Blu Egiziano in Ticino. Si apre così un nuovo filone di indagini per determinare se questo pigmento sia stato utilizzato in altre opere. Sarà importante anche capire come il Blu Egiziano, generalmente considerato dimenticato dopo il crollo dell’Impero Romano d’Occidente, sia stato impiegato per decorare le pareti di questa piccola chiesa romanica del comune luganese.
L’intuizione del team del Dipartimento ambiente costruzioni e design della SUPSI di Mendrisio è stata di includere nel normale set di riprese di fotografia tecnica anche la ripresa VIL (visibile induced infrared luminescence). Questa tecnica è specifica per l’identificazione del pigmento Blu Egiziano e normalmente viene eseguita solo su pitture più antiche. La VIL ha permesso di stabilire la sua insolita presenza le cui risposte alle indagini XRF e FT-IR non erano riconducibili a nessun pigmento generalmente utilizzato dagli artisti dell’epoca. Questa tecnica non invasiva ha letteralmente portato alla luce il Blu Egiziano, utilizzato in miscela con il blu di Lapislazzuli (un pigmento naturale minerale), che si è acceso all’interno dei contorni di un pesce dipinto sulla parete della chiesa. Nella tradizione cristiana il pesce viene associato alla figura di Cristo ed è spesso utilizzato come simbolo e attributo del Salvatore nella pittura religiosa.
L’immagine del pesce ottenuta con la ripresa VIL è valsa al gruppo di ricerca del Dipartimento ambiente costruzioni e design di Mendrisio un premio di distinzione nella SNSF Scientific Image Competition 2024: un concorso destinato alle migliori fotografie e video realizzati da ricercatrici e ricercatori in Svizzera.
Per la giuria: “Questa fotografia criptica e ammaliante presenta una versione originale dell’archetipo dell’immagine di un’immagine, concentrandosi interamente sul suo soggetto: un dipinto millenario che riappare grazie alla magia della tecnologia. Radicale nella sua semplicità e nell’intenso contrasto, l’immagine risuona nello spazio mentale di chi guarda, invitando a cercare di completarla”.
La SNSF Scientific Image Competition 2024
La scelta della giuria per il concorso SNSF Science Image Competition 2024 mette in evidenza le molteplici sfaccettature della ricerca. Tra queste, un fotomontaggio che rivela ciò che è nascosto ai nostri occhi, un video che mostra la delicata bellezza della rete vascolare del cervello, un geologo che mappa una grotta maestosa e il caos stranamente simmetrico di un esperimento di acustica.
La giuria internazionale presieduta dal fotografo svizzero Alexander Sauer ha selezionato vincitrici e vincitori delle quattro categorie principali del concorso (“Objects of study”, “Women and men of science”, “Locations and instuments” e “Video loops”) e ha premiato altri 14 progetti con una distinzione, fra cui il “Luminescent fish” della SUPSI.
I diciotto lavori vincitori saranno esposti alle Journées photographiques de Bienne dal 3 al 26 maggio 2024. Il 16 maggio verranno consegnati i premi e la SUPSI sarà presente alla cerimonia con la professoressa Francesca Piqué.