Christian Pozzi
C. Pozzi - Salute e migrazione: una nuova formazione interprofessionale
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Christian Pozzi è docente-ricercatore, Ergoterapista e PhD student in Public Health presso l’Università di Milano-Bicocca. Gestisce l’area ergoterapia della formazione continua ed è responsabile del CAS “Salute e migrazione: una sfida interprofessionale”, novità dell’offerta formativa SUPSI.
Da dove nasce l’esigenza di creare questo CAS che rappresenta un unicum nel panorama ticinese e svizzero?
Ad oggi nel mondo 1 persona su 8 è rifugiata o migrante. Tuttavia, conflitti, cambiamenti climatici, disuguaglianze e altre emergenze globali fanno prevedere che nel prossimo futuro i numeri aumenteranno; ed è proprio quanto affermato dal Direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) durante la presentazione del rapporto sulla salute della popolazione migrante e rifugiata. Il rapporto evidenzia che spesso, sia nei Paesi di transito che in quelli in cui si stabiliscono, i bisogni di salute della popolazione migrante vengono trascurati. Tra le principali barriere c’è anche la ridotta formazione sull’argomento del personale sociosanitario. Il CAS mira a colmare questa lacuna incrementando competenze e sensibilità.
A chi si rivolge e quali competenze consente di acquisire?
Il CAS Salute e migrazione: una sfida interprofessionale si rivolgere a professionisti dell’area sociosanitaria che si trovano quotidianamente confrontati con la tematica della migrazione e dell’accesso alle cure sanitarie. L’obiettivo è consolidare la loro formazione in questo ambito, indipendentemente dal setting di cura in cui lavorano. Il CAS consente di acquisire conoscenze di base dell'argomento, comprendere i bisogni sanitari espressi dalla persona migrante e quelli correlati alla migrazione, ed esaminare la legislazione della Confederazione e dell’Europa nei riguardi della persona migrante. Inoltre viene dato particolare risalto all’acquisizione di competenze relazionali, comunicative e interculturali per permettere una presa in carico efficace ed efficiente della persona con passato migratorio.
Perché un professionista sociosanitario dovrebbe iscriversi a questo percorso?
Innanzitutto perché la persona con passato migratorio è presente in tutti i setting di cura: ospedali per acuti, ospedali riabilitativi, lungo degenze. È quindi compito dei professionisti sentirsi formati per la corretta presa in carico di questa popolazione di pazienti. Certamente chi si iscriverà a questa formazione farà un viaggio anche nei propri stereotipi e pregiudizi: consentirà infatti di uscire dalla comfort zone per acquisire competenze da utilizzare nella pratica clinica.
Quale messaggio vorrebbe lasciare ai futuri partecipanti al corso?
Inizierei con il ringraziali per l’interesse che hanno dimostrato verso questa nuova proposta formativa; il fatto che si siano avvicinati a questo CAS è segno di sensibilità per l’argomento. Li aspetto adesso in aula: con i qualificati apporti dei numerosi relatori sarà possibile conoscere e comprendere per aumentare la qualità della presa in carico della persona migrante.
Sono un cittadino, non di Atene o della Grecia, ma del mondo. (Socrate)