Lia Sartor
L. Sartor - Il ruolo della riabilitazione di genere nella salute femminile
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Lia si è diplomata in Fisioterapia dieci anni fa e da sette co-dirige assieme a suo marito uno studio di riabilitazione a Lugano. L’anno scorso ha concluso con successo la prima edizione del CAS in Riabilitazione e salute femminile. Con lei abbiamo parlato di questa esperienza e dell’importanza di un trattamento fisioterapico orientato alla specificità di genere.
La medicina di genere ha dimostrato l'importanza di considerare le differenze tra uomini e donne nella prevenzione, diagnosi e cura delle malattie. Questo aspetto vale anche nel settore riabilitativo femminile e nel lavoro dei/delle fisioterapisti/e?
Assolutamente. Anche in campo riabilitativo l’attenzione a trattamenti orientati al genere è centrale per una corretta presa a carico delle pazienti. Troppo spesso, però, si tende a pensare che la riabilitazione femminile nasca e si esaurisca con la prevenzione e la cura delle disfunzioni del pavimento pelvico. In realtà c’è molto di più, e varrebbe davvero la pena prenderne atto. Ritengo che la fisioterapia basata su nuove evidenze scientifiche sia il punto di partenza per sfatare certi falsi miti da una parte, e dall’altra sostituire tecniche terapeutiche non più adeguate né al passo con i tempi. Altri trattamenti, invece, alla luce di queste nuove conoscenze possono essere migliorati e ottimizzati. L’obiettivo resta comunque lo stesso: quello di curare le pazienti al meglio e nel minor tempo possibile. Un aspetto da considerare è prendere coscienza della nostra individualità. Un’ernia del disco non può essere trattata allo stesso modo per tutte le pazienti, ma a seconda delle loro specificità. Frasi come “evita l’esercizio fisico durante le mestruazioni” o “se sei incinta non alzare pesi” hanno senz’altro la loro validità per alcune persone, ma il pericolo è generalizzare e creare falsi miti o disinformazione.
Cosa ti ha portato a scegliere di frequentare il CAS in Riabilitazione e salute femminile e quali gli aspetti che hai imparato che oggi ti sono più utili?
Il primo impatto, quello che mi ha colpito di più, è stato vedere quanti argomenti diversi erano trattati nei moduli e di come tutti fossero incentrati sulla donna e sulla sua globalità. È una formazione che parte dalla riabilitazione pelvica, ma tratta anche le casistiche della donna atleta, la gestione post-operatoria della paziente con carcinoma mammario o la prescrizione di esercizi nelle diverse fasi della vita. Insomma, era senz’altro il CAS più completo sul mercato, e devo dire che sono molto soddisfatta di averlo seguito. A livello professionale ho imparato, aggiornato e affinato la qualità dei trattamenti che propongo alle mie pazienti. Quest’anno festeggio il decimo anno di attività da fisioterapista, e ho sempre ritenuto che per potere dare il meglio alle mie pazienti devo sempre tenermi aggiornata. Se dovessero, per così dire, proporre una sorta di CAS “2.0 in Riabilitazione e benessere” sarei la prima a iscrivermi, proprio perché le novità sono così tante e in evoluzione che l’aggiornamento è essenziale.
Qual è, secondo te, il valore aggiunto della formazione che hai seguito?
Direi i docenti, che sono naturalmente una parte essenziale a garanzia della qualità della formazione. Quelli che hanno insegnato al CAS, oltre al prestigio e alle competenze professionali, erano dotati di una grande sensibilità umana che ha facilitato la trasmissione del sapere. Poi gli argomenti trattati, la struttura del corso a distanza e in presenza, e tutta l’organizzazione che c’era dietro. E infine, ma non per ultimo, ricordo con molto piacere la dimensione umana e il bel clima di lavoro e di scambio che si è creata all’interno del gruppo dei partecipanti.
Se tu potessi definire il concetto di benessere con una frase sarebbe …
Per me il benessere è uno stato sinergico tra salute fisica e mentale, è armonia con sé stessi e con gli altri, un altalenare tra contentezza e felicità.
In quanto fisioterapiste/i, quale ruolo pensate di avere nella prevenzione e nella divulgazione di informazioni a protezione della salute della donna?
È un tema vasto e complesso. Dal mio punto di vista va affrontato in sinergia con altri specialisti e sicuramente a scuola. Ci sono argomenti che ancora oggi sono ignorati o considerati imbarazzanti. Ad esempio, se non si conoscono le parti del proprio corpo – banalmente la differenza tra vulva e vagina - diventa difficile prendere confidenza in sé stesse ed esprimere il proprio malessere. Dobbiamo abbattere tabù e leggende e iniziare a usare le parole corrette, chiamando le cose con il loro nome e non con nomignoli sminuenti. Mestruazioni e menopausa sono fasi della vita normalissime. Educare tutti e tutte su concetti come questi, in modo chiaro e senza tabù, è essenziale per aiutare le donne a comprendere e gestire meglio la propria salute. Solo affrontando queste questioni possiamo supportarle e farle sentire meno sole nei loro percorsi di salute.