Largo agli anziani! Lotta all’isolamento sociale e alla solitudine nella terza età
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Isolamento sociale e solitudine non sarebbero più diffusi nell’anzianità rispetto ad altre fasi della vita, ma nella terza e nella quarta età i rischi di conseguenze gravi associate a queste condizioni possono essere maggiori. L’ipotesi è che il rischio di incappare in un sentimento di solitudine dipenda da una diminuzione del controllo personale sulla propria vita. L’impegno del CCA SUPSI alla lotta contro l’isolamento sociale e la solitudine tra gli anziani.
È il paradosso dei tempi in cui viviamo: sempre più connessi e interconnessi ma sempre più spesso soli. Lo dicono numerosi studi sui temi dell’isolamento sociale e della solitudine, due concetti che è bene distinguere per capire una problematica sociale che inizia a delinearsi come una piaga collettiva. La figura dell’anziano assistito dai propri cari fino alla fine dei suoi giorni nel calore del proprio domicilio sta cedendo il passo a una realtà in cui, sempre più spesso, ci si trova ad affrontare da soli o con pochi contatti le fasi conclusive della propria vita.
O almeno è quanto si sarebbe portati a credere. Ma ecco che secondo gli studi in materia c’è un dato che sorprende: isolamento sociale e solitudine non sarebbero più diffusi nell’anzianità rispetto ad altre fasi della vita, ma si rileva che nella terza e nella quarta età i rischi di conseguenze gravi associate a queste condizioni possono essere maggiori.
I dati del 2017 dell’Indagine sulla salute in Svizzera registrano una vita sociale degli anziani più vivace e intensa al Sud delle Alpi rispetto al resto del Paese: in Ticino due terzi degli over 65 ha contatti fisici settimanali con i membri della propria famiglia. Quando si tratta di dichiarare il proprio senso di solitudine la media ticinese è invece leggermente maggiore rispetto a quella nazionale, con circa il 10% delle persone tra i 65 e gli 84 anni che dichiarano di sentirsi sole.
Ma il dato forse più interessante rileva che la maggior parte degli anziani non avverte un senso di solitudine perché socialmente isolata. Al Centro competenze anziani della SUPSI si cerca di dare una risposta a questa mancata correlazione basandosi sull’ipotesi secondo cui il rischio maggiore di incappare in un sentimento di solitudine dipende una diminuzione del controllo personale sulla propria vita.
Un ruolo centrale lo svolge la salute. Di solito l’anziano è felice di vivere da solo e quasi sempre lo preferisce all’eventualità di un trasferimento in casa per anziani, ne fa un principio di autonomia e indipendenza perché è libero di scegliere se, chi e quando incontrare qualcuno in ogni momento della sua vita. Quando però questa libertà viene a mancare perché lo stare da solo non è più una via praticabile per diversi motivi, ecco che l’isolamento diventa una condizione insopportabile che spesso sfocia in un sentimento di solitudine, con conseguenze gravi.
Viene dunque spontaneo chiedersi quali misure esistono per contrastare l’isolamento sociale il senso di solitudine che ne può conseguire tra gli anziani. Stefano Cavalli, responsabile del Centro competenze anziani della SUPSI sottolinea come “la Svizzera è dotata di un sistema capillare di servizi e istituti per assistere anziani fragili e dipendenti come le case anziani, le cure a domicilio e servizi di appoggio di vario genere. Per contro, ad oggi non esistono soluzioni collettive e campagne di sensibilizzazione o informative per far fronte all’isolamento e alla solitudine”.
Da alcuni anni il CCA della SUPSI ha fatto dell'isolamento sociale e della solitudine nell'anzianità uno dei suoi temi prioritari. Un impegno che si concretizza attraverso ricerche, corsi formativi e opportunità di stage per gli studenti di Bachelor e alla partecipazione in alcune reti interdisciplinari di ricerca. Tra questi AGE–INT che vuole individuare e condividere buone pratiche a livello nazionale e internazionale per affrontare il cambiamento demografico.
All’interno di questo network i ricercatori e le ricercatrici della SUPSI lavorano a un progetto di ricerca per mappare quante e quali sono le iniziative messe in atto in Svizzera e in Ticino nate per favorire l’inclusione sociale degli anziani.
Ancora Stefano Cavalli: “In Svizzera e in Ticino non esiste una politica per far fronte all’isolamento sociale e alla solitudine tra gli anziani, ma con questo scopo fioriscono tante iniziative a livello locale. A volte sono iniziative promosse da un comune, in altri casi sono attività organizzate da associazioni. In entrambi i casi sono attività che spesso non hanno un grande riscontro al di fuori della loro area di intervento. Nell’ambito del progetto AGE–INT stiamo lavorando a un inventario di buone pratiche: a livello nazionale ne abbiamo finora identificate 150 (30 in Ticino) e per ognuna stiamo creando una scheda con le informazioni più importanti utili per una loro catalogazione efficace”.
Un lavoro di raccolta reso possibile dal coinvolgimento di tutti i cantoni e delle diverse sezioni della Fondazione Pro Senectute, che hanno fornito informazioni e dati sulle realtà che si mobilitano a favore dell'inclusione sociale delle persone anziane nei loro territori di riferimento. In seguito, è stato tracciato un profilo di queste iniziative, chiedendo ai responsabili di rispondere a un questionario e organizzando delle visite in loco.
Delle numerose iniziative proposte sul territorio ticinese ne segnaliamo tre.
Il Servizio anziani soli della città di Mendrisio mantiene un contatto con gli over 70 che vivono al loro domicilio per prevenire situazioni di isolamento. Viene loro proposto un incontro conoscitivo con un operatore sociale, raccolti dati sulle risorse personali al domicilio, e offerta una consulenza sui servizi sociali offerti dalla città. In seguito, chi decide di beneficiare del servizio riceve regolari visite a domicilio di cortesia da parte di un agente di quartiere, che potrà rilevare particolari esigenze della persona a cui rispondere con il supporto di altri servizi cittadini e del territorio.
Le Portinerie di quartiere gestite dalla Fondazione Pro Senectute oltre a svolgere le mansioni tipiche di una portineria di immobile tradizionale (ad es. la trattenuta di pacchi, chiavi, ecc.) sono luoghi di aggregazione sociale e di promozione di iniziative solidali. Le Portinerie attualmente attive in Ticino fungono anche da organizzatori di misure di inserimento per persone a beneficio di prestazioni assistenziali.
Il Custode sociale è una figura, nata nel comune di Cadenazzo, che si reca a casa delle persone – anziane o portatrici di handicap – per aiutarle nei compiti quotidiani e allo stesso tempo organizza delle attività di animazione, dei pranzi in comune o delle gite non "per" ma "con" le persone. Scopo di questa iniziativa sono il mantenimento a domicilio e la riduzione dell'isolamento sociale.
Il progetto AGE-INT
Il progetto AGE-INT si propone di creare reti e opportunità per affrontare in modo efficace le sfide demografiche. È sostenuto dalla Segreteria di Stato per la formazione, la ricerca e l'innovazione (SEFRI) e si concentra in quattro ambiti di attività: le tecnologie per persone in età avanzata, la prevenzione e la cura della demenza, le attività lavorative nell’età pensionabile e l’inclusione sociale. Quest’ultimo aspetto è curato dal Centro competenze anziani della SUPSI. Altri partner accademici di progetto sono la Scuola universitaria professionale della Svizzera orientale OST, la Scuola universitaria professionale di Berna e l’Università di Ginevra.
Per maggiori informazioni: https://age-int.ch/it.
O almeno è quanto si sarebbe portati a credere. Ma ecco che secondo gli studi in materia c’è un dato che sorprende: isolamento sociale e solitudine non sarebbero più diffusi nell’anzianità rispetto ad altre fasi della vita, ma si rileva che nella terza e nella quarta età i rischi di conseguenze gravi associate a queste condizioni possono essere maggiori.
I dati del 2017 dell’Indagine sulla salute in Svizzera registrano una vita sociale degli anziani più vivace e intensa al Sud delle Alpi rispetto al resto del Paese: in Ticino due terzi degli over 65 ha contatti fisici settimanali con i membri della propria famiglia. Quando si tratta di dichiarare il proprio senso di solitudine la media ticinese è invece leggermente maggiore rispetto a quella nazionale, con circa il 10% delle persone tra i 65 e gli 84 anni che dichiarano di sentirsi sole.
Ma il dato forse più interessante rileva che la maggior parte degli anziani non avverte un senso di solitudine perché socialmente isolata. Al Centro competenze anziani della SUPSI si cerca di dare una risposta a questa mancata correlazione basandosi sull’ipotesi secondo cui il rischio maggiore di incappare in un sentimento di solitudine dipende una diminuzione del controllo personale sulla propria vita.
Un ruolo centrale lo svolge la salute. Di solito l’anziano è felice di vivere da solo e quasi sempre lo preferisce all’eventualità di un trasferimento in casa per anziani, ne fa un principio di autonomia e indipendenza perché è libero di scegliere se, chi e quando incontrare qualcuno in ogni momento della sua vita. Quando però questa libertà viene a mancare perché lo stare da solo non è più una via praticabile per diversi motivi, ecco che l’isolamento diventa una condizione insopportabile che spesso sfocia in un sentimento di solitudine, con conseguenze gravi.
Viene dunque spontaneo chiedersi quali misure esistono per contrastare l’isolamento sociale il senso di solitudine che ne può conseguire tra gli anziani. Stefano Cavalli, responsabile del Centro competenze anziani della SUPSI sottolinea come “la Svizzera è dotata di un sistema capillare di servizi e istituti per assistere anziani fragili e dipendenti come le case anziani, le cure a domicilio e servizi di appoggio di vario genere. Per contro, ad oggi non esistono soluzioni collettive e campagne di sensibilizzazione o informative per far fronte all’isolamento e alla solitudine”.
Da alcuni anni il CCA della SUPSI ha fatto dell'isolamento sociale e della solitudine nell'anzianità uno dei suoi temi prioritari. Un impegno che si concretizza attraverso ricerche, corsi formativi e opportunità di stage per gli studenti di Bachelor e alla partecipazione in alcune reti interdisciplinari di ricerca. Tra questi AGE–INT che vuole individuare e condividere buone pratiche a livello nazionale e internazionale per affrontare il cambiamento demografico.
All’interno di questo network i ricercatori e le ricercatrici della SUPSI lavorano a un progetto di ricerca per mappare quante e quali sono le iniziative messe in atto in Svizzera e in Ticino nate per favorire l’inclusione sociale degli anziani.
Ancora Stefano Cavalli: “In Svizzera e in Ticino non esiste una politica per far fronte all’isolamento sociale e alla solitudine tra gli anziani, ma con questo scopo fioriscono tante iniziative a livello locale. A volte sono iniziative promosse da un comune, in altri casi sono attività organizzate da associazioni. In entrambi i casi sono attività che spesso non hanno un grande riscontro al di fuori della loro area di intervento. Nell’ambito del progetto AGE–INT stiamo lavorando a un inventario di buone pratiche: a livello nazionale ne abbiamo finora identificate 150 (30 in Ticino) e per ognuna stiamo creando una scheda con le informazioni più importanti utili per una loro catalogazione efficace”.
Un lavoro di raccolta reso possibile dal coinvolgimento di tutti i cantoni e delle diverse sezioni della Fondazione Pro Senectute, che hanno fornito informazioni e dati sulle realtà che si mobilitano a favore dell'inclusione sociale delle persone anziane nei loro territori di riferimento. In seguito, è stato tracciato un profilo di queste iniziative, chiedendo ai responsabili di rispondere a un questionario e organizzando delle visite in loco.
Delle numerose iniziative proposte sul territorio ticinese ne segnaliamo tre.
Il Servizio anziani soli della città di Mendrisio mantiene un contatto con gli over 70 che vivono al loro domicilio per prevenire situazioni di isolamento. Viene loro proposto un incontro conoscitivo con un operatore sociale, raccolti dati sulle risorse personali al domicilio, e offerta una consulenza sui servizi sociali offerti dalla città. In seguito, chi decide di beneficiare del servizio riceve regolari visite a domicilio di cortesia da parte di un agente di quartiere, che potrà rilevare particolari esigenze della persona a cui rispondere con il supporto di altri servizi cittadini e del territorio.
Le Portinerie di quartiere gestite dalla Fondazione Pro Senectute oltre a svolgere le mansioni tipiche di una portineria di immobile tradizionale (ad es. la trattenuta di pacchi, chiavi, ecc.) sono luoghi di aggregazione sociale e di promozione di iniziative solidali. Le Portinerie attualmente attive in Ticino fungono anche da organizzatori di misure di inserimento per persone a beneficio di prestazioni assistenziali.
Il Custode sociale è una figura, nata nel comune di Cadenazzo, che si reca a casa delle persone – anziane o portatrici di handicap – per aiutarle nei compiti quotidiani e allo stesso tempo organizza delle attività di animazione, dei pranzi in comune o delle gite non "per" ma "con" le persone. Scopo di questa iniziativa sono il mantenimento a domicilio e la riduzione dell'isolamento sociale.
Il progetto AGE-INT
Il progetto AGE-INT si propone di creare reti e opportunità per affrontare in modo efficace le sfide demografiche. È sostenuto dalla Segreteria di Stato per la formazione, la ricerca e l'innovazione (SEFRI) e si concentra in quattro ambiti di attività: le tecnologie per persone in età avanzata, la prevenzione e la cura della demenza, le attività lavorative nell’età pensionabile e l’inclusione sociale. Quest’ultimo aspetto è curato dal Centro competenze anziani della SUPSI. Altri partner accademici di progetto sono la Scuola universitaria professionale della Svizzera orientale OST, la Scuola universitaria professionale di Berna e l’Università di Ginevra.
Per maggiori informazioni: https://age-int.ch/it.