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“Fagiolini”, “ghette”, “spagnolette” ma anche “classeur”, “zibac” e “schlafsack”. A chi non è mai capitato di sentire questi termini o magari proprio di pronunciarli? L’italiano della Svizzera italiana è una lingua regionale, ma anche una varietà non dominante nazionale con un forte carattere identitario e culturale. Nel contesto scolastico, come dovrebbe dunque comportarsi l’insegnante di fronte a parole o espressioni di questo tipo? È giusto accettarle, o sarebbe meglio correggerle?
La risposta a questo interessante quesito è l’oggetto di una ricerca nata dalla collaborazione tra il Laboratorio di ricerca storico-educativa, documentazione, conservazione e digitalizzazione del Dipartimento formazione e apprendimento / Alta scuola pedagogica della SUPSI e l’Osservatorio linguistico della Svizzera italiana del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport e che porterà alla pubblicazione di un “Repertorio dell’italiano della Svizzera italiana in contesto scolastico”. La pubblicazione, che includerà un elenco ragionato e commentato di voci ed espressioni caratteristiche, permetterà di abbandonare una visione troppo rigida della norma linguistica a vantaggio invece di un approccio basato sulla valorizzazione delle differenze locali e regionali, procedendo dunque non più per esclusione quanto piuttosto per composizione.
Le diverse varietà di italiano, e tra di esse anche quella della Svizzera italiana, non devono infatti essere considerate degli ostacoli all’apprendimento, bensì delle risorse utili per promuovere la riflessione in classe sulla lingua, sui suoi usi e sulle sue funzioni.