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I PFAS sono un gruppo di sostanze utilizzate dalla prima metà del ‘900 per le loro caratteristiche idrorepellenti, antigrassi e antisporco: migliaia di prodotti chimici impiegati nella produzione di schiume antincendio, tessuti, prodotti per l’impregnazione, vernici, rivestimenti per la carta, materie plastiche, elettronica, pompe di calore e scioline. Da alcuni anni sono finiti sotto la lente della scienza e dei legislatori. A fronte della loro utilità, infatti, la peculiare resistenza ai processi di degradazione naturale fa sì che i PFAS possano accumularsi nell’ambiente e nell’organismo, attraverso l’alimentazione, con conseguenze sulla salute nel caso di elevata concentrazione.
La presenza dei PFAS nelle acque sotterranee è stata confermata da uno studio condotto dall’Osservazione nazionale delle acque sotterranee (NAQUA) che ne ha rilevato concentrazioni nella metà delle stazioni di misurazioni NAQUA. Si tratta di concentrazioni al di sotto dei valori limite, cionondimeno la Svizzera dovrebbe allinearsi ai limiti più stringenti previsti nel resto dell’Europa entro il 2026.
I risultati di questo studio hanno portato a una crescente attenzione del pubblico sulle problematiche legate ai PFAS, mentre da tempo la scienza analizza l’impatto sulla salute e studia composti che possano sostituire il ricorso alle sostanze per- e polifluoroalchilici. In quest’ultimo filone s’inserisce il lavoro decennale del Laboratorio di ingegneria dei materiali polimerici dell'Istituto di ingegneria meccanica e tecnologia dei materiali (MEMTi). Il team diretto dal Professor Andrea Castrovinci ha applicato la tecnica del layer by layer per trattare la superficie dei tessuti senza il ricorso ai PFAS e con un utilizzo molto basso di prodotti di sintesi.
Non si tratta del solo progetto a ridotto impatto ambientale sviluppato in questo laboratorio: in collaborazione con l’azienda Geomagworld, i ricercatori del Dipartimento tecnologie innovative hanno creato un nuovo materiale prodotto dagli scarti della lavorazione del legno e da plastica riciclata. Nel progetto è stato coinvolto anche l’Istituto sistemi e tecnologie per la produzione sostenibile (ISTePS) che ha misurato la riduzione dell’impatto ambientale di questo nuovo prodotto.
I due progetti sono stati presentati nella puntata de Il Giardino di Albert del 4 febbraio. La trasmissione di divulgazione scientifica è stata dedicata ai PFAS.